Racconto: Fobia

La paura è il più bastardo e inumano dei mostri: non ha bisogno di essere nutrita, si autoalimenta  

benissimo da sola. 

 

Lo so signor Brigadiere, lo so... 

Sono venuto già da lei tante volte e crede di sapere quello che devo dirle... 

Ma questa volta è diverso. Questa volta è diverso...

Sono esasperato. 

Lei mi conosce bene, sa quale tipo di persona io sia. 

Mi ritengo un uomo comune, qualunque. 

Con i miei alti e bassi. 

Come tutti. 

Io e Adelina, pace all'anima sua, abbiamo passato una vita a lavorare per pagare la rate del mutuo.

Nessuno ci ha aiutato, né abbiamo preteso che qualcuno lo facesse. 

Siamo gente umile, ignorante, ma sana. Con dei principi e dei valori. 

Loro no... 

Loro sono diversi. 

I miei vicini sono diversi... 

In quella loro villetta fanno sempre cose strane, non da gente perbene. 

Li vedo benissimo dalla mia finestra. 

E poi ammettiamolo: si vestono sempre in modo bizzarro. 

Tutti coperti con quei lunghi pastrani scuri. 

Delle donne poi non parliamo neppure: sembrano dei fantasmi neri con quel velo che gli copre il volto. 

Ha ragione signor Brigadiere a me non hanno fatto niente di male. 

Non ancora almeno. 

Sono pericolosi, lo dice anche la televisione. 

Ci vogliono male, ci voglio uccidere tutti.

L'ho visto al telegiornale. 

No, signor Brigadiere, non voglio che li mandi via. 

A quello ci ho pensato io: ho preso la doppietta con cui andavo a caccia e ci ho pensato io... 

Voglio che gli impedisca di tornare. 

Perché, quando lo fanno, sono sempre più numerosi di prima. 

L'ha detto anche la televisione. 

 

Ho visto il male, 

orribile e tumefatto.

Ho guardato in faccia l'orrore, 

spaventoso e allucinato. 

Ho fronteggiato l'incubo, e ne sono uscito sconfitto e ferito. 

Ma la cosa più sconvolgente è che non ho dovuto guardare lontano, 

è bastato trovare uno specchio.

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