Racconto: Io sono un fantasma

Io sono un fantasma.
Sono entrato in questo palazzo di uffici pieno di gente e nessuno mi ha notato: sono passato inosservato, ombra fra le ombre. Uno dei tanti signor nessuno.
Perché io sono un fantasma.
E adesso sono qui, in questo magazzino pieno di libri: io e la mia valigetta. La apro e comincio a montare il fucile di precisione che contiene. Senza fretta né apprensione. Nessuno mi vedrà.
Perché io sono un fantasma.
Imbraccio l’Heckler & Koch MSG90 appena assemblato: ne saggio la linea snella e il peso contenuto, poco più di sette chilogrammi con i proiettili. L’arma sembra parte di me, un pezzo unico con le mie braccia e la spalla destra. Una propaggine innata.
Perché io sono un fantasma.
Provo la collimazione del mirino: l’arma è testata per un tiro fino a mille metri, ma l’unico colpo che devo sparare sarà ad una distanza poco sopra la metà.
Sono preparato e allenato: a quella distanza non mancherei nemmeno una capocchia di spillo.
Perché io sono un fantasma.
Inquadro il bersaglio: è sorridente, felice, allegro. La gente attorno lui è in festa al suo arrivo.
Tutti lo conoscono. Tutti lo amano.
Lui è il presidente degli Stati Uniti.
Ed io sono un fantasma.
Ma dopo che lo avrò ucciso, non lo sarò più.

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