Racconto: Buon Appetito!

Fame.
Un diffuso senso di fame.
Lo stomaco è pieno certo, ma la fame non passa.
E' sempre lì.
Assillante compagna nel buio.
Il cibo, quando è offerto e non procurato, non sazia.
Mai.

- Sono preoccupata sai?
Il caldo è soffocante e nemmeno la leggera arietta che penetra sotto il portico riesce a migliorare la situazione.
Elisa si scuote dal torpore in cui l'eccessiva calura l'ha portata.
Nemmeno il tè freddo ordinato e bevuto al tavolino del bar hanno migliorato la situazione: delle due direbbe l'esatto contrario.
Si sente madida ed appiccicaticcia.
Ricoperta di uno strato oleoso costituito dal suo sudore.
Guarda l'amica seduta di fronte a lei e risponde quasi per forza d'inerzia.
- Perché? Cosa c'è?
Mara è bella al contrario di lei, longilinea e ben fatta, lontanamente priva dell'adipe che in Elisa la fa da padrone.
La ragazza sbuffa dentro di se, preparandosi allo sproloquio sopraggiungente.
Dopo anni di frequentazione, ancora non si capacita come l'amica possa credere di avere dei problemi.
Elisa è sempre più convinta che l'avere tutto rende molto insicuri: si ha sempre paura che ti manchi qualcosa.
- Tu non puoi capire...credo che Fufi stia male.

Desiderio.
Voglia.
Sensazioni mescolate e fuse assieme.
Ormai indistinguibili.
Deve prenderla.
Semplicemente deve.
Il più presto possibile.

Elisa sa che il suo rapporto di amicizia con Mara è legato alla compensazione reciproca: l'amica cerca in lei quella bruttezza che ne fa risaltare l'avvenenza.
Ma anche Elisa fa altrettanto.
Infatti Mara, come il consolidato stereotipo macchiettistico, è la classica bellona ricca, ma stupida come una gallina.
Perché solo uno stupido chiamerebbe il proprio animale Fufi.
- Se hai paura che stia male, porta Fufi dal veterinario!
Di solito le conversazioni con Mara hanno un iter ormai consolidato, quasi prevedibile.
Elisa ascolta con rassegnazione le inutili lamentele dell'amica e poi le risponde con pazienza elargendo consigli, per lo più dettati dal semplice buon senso e tanto sale in zucca.
Questo sembra quietare Mara, ma solo per poco.
Non questa volta però.
Elisa percepisce chiaramente l'agitazione dell'amica e la vede scuotere ripetutamente il capo.
- A questo ci avevo già pensato io... E' che non riesco a trovare una gabbietta adatta portarcelo!
- Questa poi...
Elisa è talmente stupefatta da non riuscire a trattenersi dal rispondere.
- E che mai sarà 'sto Fufi? Un serpente a sonagli?
- No, un boa constrictor.

Deve preparare se stesso.
Il suo corpo.
Il suo essere.
Deve prepararlo.
Per lei.
Per averla.

Luca Servi, quarantatré anni, coniugato e padre di una bimba di cinque.
Nella sua decennale carriera di veterinario pensava di aver visto tutti i generi di persone varcare le porte del suo studio.
Certo che una topolona così da vicino non l'ho vista mai, si ritrova a pensare il dottor Servi.
Bella lo era sicuramente, in più sfoggiava un fisico invidiabile nonostante non fosse altissima: raggiungeva probabilmente il metro e sessanta.
Ma sopratutto che tette!
Il dottore da buon bolognese e da esimio estimatore del seno grosso non poté non notare la soda terza abbondante che gli stava davanti.
Buono, si disse sentendo qualcosa muoversi nella patta dei pantaloni, devi mantenere un contegno professionale.
Mi dica signorina, che cosa posso fare per lei oggi?
Parlò più per recuperare il controllo che per altro, ma anche per rompere il ghiaccio con la ragazza chiaramente a disagio.
- Dottore sono venuta da lei perché sono preoccupata per il mio serpente
- Signorina non è proprio il mio campo di specializzazione, io mi occupo soprattutto di cani e occasionalmente di piccoli rettili
Il dottore si sistemò meglio gli occhiali sul naso e continuò: - Di solito Iguana o simili, ma vediamo cosa posso fare. Noto però che non si è portata dietro il serpente in questione
- E' che non ho trovato una gabbietta adatta a portarmelo dietro. Dopotutto è sempre un boa di quasi quattro metri!
Servi strabuzzò gli occhi.
- Si, capisco. Ma vediamo di ovviare a questo inconveniente: mi dica che cosa ha che non va il suo boa?
A questo punto la ragazza parve esitare, quasi si vergognasse di qualcosa, ma fu solo la questione di un attimo.
- Di giorno sono solita tenere il boa nel rettilario che ho in casa, ma la notte invece preferisco portarmelo nel letto
Vuol dire che dorme con lei?
- Esatto. Mi piace sentire il suo corpo che striscia sul mio. Mi concilia il sonno
Ma allora è anche una gran maiala, il dottor Servi non poté fare a meno di pensare, mentre una seconda e decisa scossa nell'inguine si faceva imperiosamente sentire.
- Da un paio di giorni Fufi, si chiama così il serpente, fa una cosa molto strana: invece di strisciare, mi si mette rigido ed allungato affianco. Immobile per delle ore. Che cosa mi consiglia di fare?
- Di lasciarlo nel rettilario e di non tirarlo più fuori
Mara era sbigottita e con un filo di voce rispose: - E' malato? E' per caso contagioso?
- No, signorina. Tutt'altro - Il dottore scosse decisamente il capo. - I boa sono serpenti che hanno bisogno di un certo periodo di tempo per allungare e dilatare il loro corpo quando devono attaccare prede molto più grandi di loro
- Io non capisco dottore
A questo punto Servi abbandonò il tono paternalistico e si fece grave: - Signorina, la verità è che Fufi si sta preparando ad ingoiarla

Bloccato e inerme.
In qualche modo la preda aveva capito e non si era più esposta.
Ma lui poteva aspettare, aveva tempo.
Avrebbe atteso.

Gli uomini tendono a confondere tutti gli animali con i cani.
Non si possono umanizzare, né concedere loro dei sentimenti.
Un animale rimane un animale, specie se è un predatore.

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